Edificio religioso, Bologna
Non conosciamo chi fu l’architetto che progettò la Basilica di San Francesco; ciò che sappiamo è che il suo aspetto originario non corrisponde all’attuale, perché la chiesa fu più volte bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale.
La mancanza di un artefice ci fa supporre però che la costruzione della basilica avvenne per mano dell’Ordine Francescano stesso, a partire dal 1236. I francescani eressero la chiesa in un’area che all’epoca si trovava all’esterno del centro urbano, in particolare al di fuori della seconda cerchia muraria della città, detta “dei torresotti”. Testimonianza di tale collocazione è la porta ancora visibile al termine di via Porta Nova, una delle poche sopravvissute alla distruzione della seconda cinta muraria.
Nel Basso Medioevo era piuttosto comune che basiliche come quella di San Francesco venissero costruite fuori dalle mura. In quell’epoca, infatti, stavano nascendo gli ordini monastici e con essi sorgeva anche l’esigenza di trovare nuovi spazi per edificare le loro sedi. Data l’impossibilità di costruire all’interno delle città medievali, già sature di abitanti e prive di terreni liberi, i complessi monastici presero l’abitudine di installarsi subito fuori dalla cerchia muraria: così facendo potevano entrare e uscire comodamente dalle città per svolgere le loro attività.
All’esterno della chiesa, proprio dietro all’abside, si notano due monumenti funebri molto particolari. Si tratta delle Tombe dei Glossatori, magnifiche testimonianze dell’antico cimitero che un tempo circondava la chiesa, proprio come in San Domenico.
Le arche dei Glossatori ospitano le spoglie di alcuni dei più importanti professori dell’università bolognese (lo studium nel Medioevo), Accursio, Odofredo e Rolandino de Romanzi, chiamati glossatori perché commentavano i testi del diritto romano apportando note esplicative dette glosse.