Pineta di Ravenna
Benché in origine fosse molto più estesa, oggi la Pineta di Ravenna è un polmone verde di circa 2000 ettari che corre parallela alla costa adriatica. Per il suo enorme valore storico e naturalistico, la pineta è un’area protetta e fa parte del grande Parco Regionale del Delta del Po.
La Pineta di Ravenna ha rivestito un ruolo importante nella storia della città: in particolare molti studiosi concordano nell’identificarla con la “selva selvaggia” che Dante Alighieri menziona nella sua Divina Commedia. Il Sommo Poeta infatti soggiornò a Ravenna negli ultimi anni della sua vita, dopo l’esilio da Firenze, e probabilmente trasse ispirazione proprio dalla pineta ravennate per la propria opera.
Dante all’epoca era ospite della nobile famiglia dei Da Polenta, signori di Ravenna, e lo rimase fino all’anno della sua morte avvenuta nel 1321. Oggi le sue spoglie riposano nella Tomba di Dante, un piccolo mausoleo situato di fianco alla Basilica di San Francesco.
Le origini romane della Pineta di Ravenna
La Pineta di Ravenna fu realizzata in epoca romana al fine di garantire un costante approvvigionamento di legna per la
costruzione delle navi presso il porto di Classe.
Quest’ultimo fu realizzato sulla costa adriatica dall’imperatore
Augusto, che proprio qui volle creare un grande porto commerciale adatto ad accogliere la sua immensa flotta. Oggi Classe è una cittadina nei pressi di Ravenna, dunque lontana dal litorale, ma all’epoca si affacciava direttamente sul mare; lo stesso nome “Classe” deriva dal latino classis, che significa flotta.
La crescita repentina che ebbe il porto e di conseguenza la costante necessità di legna per costruire nuove imbarcazioni portarono allora all’impianto dei primi alberi e alla creazione della pineta stessa.
La storia della pineta fino a oggi
Gli alberi piantati dagli antichi romani erano principalmente
pini domestici, quelli che ancora oggi vediamo svettare in pineta. Se una porzione di questo bosco, seppur molto ridotta rispetto all’originale, è giunta sino a noi lo dobbiamo all’opera dei
monaci camaldolesi, che nel Medioevo divennero proprietari di questo luogo.
Nel corso dei secoli l'Ordine Camaldolese si prodigò nella loro cura e manutenzione delle varie porzioni di pineta all’epoca esistenti - la pineta di San Vitale, la pineta di Classe, la pineta di San Giovanni e la pineta di Cervia - che unite raggiugevano l’estensione di 7000 ettari per circa 30 km di fascia costiera.
Tuttavia, con l'arrivo delle
truppe napoleoniche alla fine del XVIII secolo l'Ordine Camaldolese venne abolito, e i beni dei monaci confiscati e privatizzati. Tale ridistribuzione della pineta ne causò lo smembramento e la parziale distruzione: di conseguenza la superficie totale calò significativamente.
La devastazione della Pineta di Ravenna proseguì poi anche nell’Ottocento, quando a causa di inverni molto rigidi i proprietari dei terreni decisero di abbattere gli alberi per ardere la legna. Un destino simile ebbe un’altra porzione di bosco negli anni che precedettero la Prima Guerra Mondiale.