Villa Ghigi

Edificio storico, Bologna

Villa Ghigi


Con i suoi 28 ettari, Villa Ghigi è uno dei parchi pubblici più estesi e frequentati dai bolognesi nel loro tempo libero. Per raggiungerlo occorre uscire dal centro in corrispondenza di Porta San Mamolo e proseguire dritto lungo la via; a chi desidera arrivare in macchina è consigliabile invece l’accesso superiore di via di Gaibola, perché dotato di un parcheggio. Da questo lato del parco si gode inoltre di una meravigliosa vista sul centro di Bologna.

Attualmente gestito dalla Fondazione Villa Ghigi, il parco è stato inaugurato nel 1975 e da sempre ospita laboratori, corsi ed eventi co-organizzati con il Comune di Bologna.

Ciò che rende particolare il parco di Villa Ghigi è la presenza di zone coltivate e di zone naturali come prati e boschetti all’interno della stessa grande area verde. In questo senso possiamo definirlo come un unicum tra i parchi bolognesi, e anche come un ottimo esempio di integrazione tra spazi pubblici e attività agricole.

La villa

Com’è facile intuire, il nome del parco deriva dalla famiglia Ghigi, che per ultima abitò la villa fino al 1972. I Ghigi avevano preso possesso dell’area nel 1864; qui stabilì la sua residenza Alessandro Ghigi, rettore dell'Università di Bologna dal 1930 al 1943, celebre geologo e naturalista che per primo manifestò l’intenzione di cedere la proprietà al Comune di Bologna.

La villa venne fondata presumibilmente nel Seicento, nel tipico stile delle residenze collinari dei nobili bolognesi; prima dei Ghigi fu abitata da molte altre famiglie, tra cui ricordiamo i Malvezzi, cui si attribuisce una delle ultime congiure che precedettero la cacciata della signoria dei Bentivoglio da Bologna.

Oggi la struttura è ancora presente all’interno del parco ma non è più agibile. Come sede della Fondazione Villa Ghigi si è infatti optato per una delle case coloniche circostanti.

ll parco

Il parco di Villa Ghigi è un curioso mix di piante e alberi autoctoni ed esotici: a vecchi frutteti e piccoli boschi di faggi si affiancano infatti alberi come il cedro dell'Himalaya. Tra gli alberi da frutta si trovano anche specie autoctone piuttosto rare, che rappresentano un importante patrimonio botanico da conservare e tramandare alle future generazioni.

Lungo le vie sterrate che solcano il parco, chiamate cavedagne, troviamo inoltre esemplari di mandorli, susini, cachi, fichi, ciliegi e naturalmente anche filari di viti.

Nel grande orto didattico attorno alla villa e negli spazi del parco si tengono infine molti laboratori per bambini, oltre che attività di ortoterapia e cura del verde a fini riabilitativi, destinate a persone con disabilità o disagi psichici.