Via Zamboni

Via, Bologna

Via Zamboni


Strada simbolo della zona universitaria di Bologna, via Zamboni collega le Due Torri a Porta San Donato, una delle porte sopravvissute alla distruzione della terza e ultima cerchia di mura della città. La via è disseminata di luoghi di interesse e edifici di grande rilievo, che andiamo ad esaminare nello specifico.

Palazzo Malvasia

Passeggiando lungo la via in direzione della porta incontriamo sulla sinistra una piazzetta in cui vale la pena di soffermarsi per due motivi. Da un lato per ammirare il mascherone di Palazzo Malvasia, il bassorilievo raffigurante un volto spaventoso collocato al centro di un grande arco sulla nostra sinistra. Si narra infatti che, in occasione di particolari ricevimenti, dalla bocca spalancata della maschera venisse un tempo versato del vino direttamente sulla folla festante, a dimostrazione della generosità della famiglia Malvasia.

Dall’altro, proprio questa grande arcata rappresentava l'ingresso principale al Ghetto Ebraico di Bologna, che venne istituito nel 1566 per essere richiuso soltanto poco tempo dopo, nel 1593, quando gli ebrei vennero allontanati dai centri delle città. L’ingresso era dotato di un portale che veniva chiuso ogni sera e riaperto di mattina presto per evitare la libera circolazione della comunità ebraica in città.

La Basilica di San Giacomo Maggiore

Scendendo lungo via Zamboni si incontrano poi altri importanti edifici quali Palazzo Magnani, decorato dagli affreschi dei Carracci, e il conservatorio di Bologna intitolato al maestro Giovan Battista Martini, mentore di Mozart durante la sua permanenza in città nel 1770.

Accanto al conservatorio sorge poi la Basilica di San Giacomo Maggiore, legata a doppio filo alla signoria dei Bentivoglio che regnò su Bologna tra il XV e il XVI secolo, prima di essere cacciata da una sommossa popolare. Sul fianco sinistro della basilica, ad esempio, si apre il lungo porticato che la nobile famiglia fece erigere proprio per collegare il proprio palazzo - andato distrutto - con l’ingresso della chiesa.

All’interno di San Giacomo Maggiore si trova poi la cappella Bentivoglio in cui furono sepolti i membri dell’influente famiglia, e che ospita una splendida pala d’altare di Lorenzo Costa. Il dipinto raffigura Giovanni II Bentivoglio e la moglie Ginevra Sforza inginocchiati ai piedi della Vergine, e più in basso i loro 11 figli.

Un altro gioiello ospitato nel complesso di San Giacomo Maggiore è l’Oratorio di Santa Cecilia, accessibile dal porticato esterno della chiesa. Al suo interno si possono ammirare alcuni splendidi esempi della pittura cinquecentesca bolognese, con opere di Francesco Francia, Lorenzo Costa, Amico Aspertini e altri ancora.

Da Piazza Verdi a Porta San Donato

Il retro della basilica si apre su Piazza Verdi, il cuore pulsante della vita universitaria. Tra gli edifici che danno sulla piazza ci sono le antiche scuderie dei Bentivoglio, oggi trasformate in un locale per studenti, e il Teatro Comunale che venne costruito sullo stesso luogo in cui sorgeva il palazzo bentivolesco.

Oltrepassando la piazza, sul lato destro del portico troviamo i musei universitari ospitati all’interno di Palazzo Poggi ed altri edifici legati all’ateneo bolognese. Dall’altra parte della strada, nel 1988 l’artista sudamericano Luis Gutierrez ha eseguito un coloratissimo murales dedicato ai 500 anni dalla scoperta dell'America, uno dei primi esempi di street art a Bologna.

Infine, giungendo all'incrocio con via Belle Arti si arriva infine a Largo Puntoni, uno slargo che durante la Seconda Guerra Mondiale fu destinato ad accogliere gli orti urbani. Data la penuria di generi alimentari, in tempo di guerra si iniziò infatti a coltivare la terra all’interno del centro storico così da garantire la sussistenza della popolazione.